Il mondo ha bisogno di Vangelo

missione

Vangelo di Matteo 28, 16-20
domenica  \ Ascensione A Continua a leggere Il mondo ha bisogno di Vangelo

Pubblicità

Nuovi nell’amore

donarsi

Vangelo di Giovanni 14, 15-21
Domenica\ VI di Pasqua A

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La verità è venuta a noi

luce mani

Vangelo di Giovanni 14,1-12
Domenica \ V di Pasqua

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Contro i pastori d’Israele

falsi-pastori

Vangelo di Giovanni 10,1-10
Domenica \ IV di Pasqua

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“Vedere” Gesù risorto

emmaus

Vangelo di Luca 24,13-35
Domenica  \ III dopo Pasqua

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La fede, Tommaso e il Crocifisso

crocifisso2


Dal Vangelo secondo Giovanni 20,19-31 
II di Pasqua

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Tempo pasquale, tempo di missione

gesu esce

Occorre trovare un nuovo tema generatore per aiutare i battezzati a comprendere il significato dell’intero ciclo pasquale. Se il tema generatore “Gesù morto per i nostri peccati” si è rivelato utile nel passato ma oggi può addirittura essere d’impedimento per la comprensione di insieme, allora occorre ricollocare l’espressione all’interno di una prospettiva più ampia. […]

L’orizzonte che da compimento (cioè fa risorgere) alla storia è continuare le scelte iniziate da Gesù di Nazaret. Ha svelato il senso della convocazione messianica prepasquale. La prima azione di Gesù (subito dopo la proclamazione essenziale del vangelo del regno di Dio) fu la convocazione dei Dodici. Ora finalmente si può comprendere il loro destino. Essi sono chiamati, come più volte descrive il libro degli Atti, a percorrere la stessa via e a compiere le stesse azioni.

Tempo pasquale, tempo di missione.
Meddi L., Tempo di Pasqua. tempo di missione,   ©   Settimana, 2009, 44, 13-14, 1.16.

… almeno una volta all’anno.
Il significato che nasconde…
Il significato che svela
Declinare la Pasqua
A servizio della risurrezione

Continua a leggere Tempo pasquale, tempo di missione

Con Gesù a Gerusalemme

gesù.pasoliniLettura del Vangelo Mt 21,1-11 dell’ingresso a Gerusalemme nel giorno della palme

Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli,  dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me.  E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”».  Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:  «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma”». Continua a leggere Con Gesù a Gerusalemme

Risorgere significa rinascere

lazzaro.rupnik

Giovanni 11, 3-7.17.20-27.33b-45 [lettura breve]
Domenica  V di Quaresima A Continua a leggere Risorgere significa rinascere

la luce della continua creazione

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La luce filtrata dalla croce è diversa. Questo perché la luce è carica di spiritualità, di senso religioso, di significato emotivo

Vangelo di Giovanni 9, 1.6-9.13-17.34-38 (lettura breve)
Domenica  IV di Quaresima A
Continua a leggere la luce della continua creazione

Il pozzo, l’acqua e le parole di Gesù

Vangelo di Giovanni 4, 5-15.19b-26.39a.40-42
Lettura breve Vangelo di III Quaresima A

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».

Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua. Vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».

Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».

Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

Molti Samaritani di quella città credettero in lui. E quando giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Messaggi per noi

Si tratta di un testo missionario che descrive la predicazione della comunità post-pasquale verso i samaritani. Questi avevano  una forte tradizione spirituale ma “non conoscevano ancora lo Spirito” (Atti, 8). Tuttavia nel contesto liturgico è utilizzato, più in generale, per indicare l’inizio del cammino iniziatico verso il battesimo. Ma la comunità dei battezzati lo legge  come un testo che ci invita a riconsiderare la novità e specificità del cammino spirituale proposto da Gesù e del valore dei cammini religiosi dell’AT. (Oggi potremmo dire di altre religioni) [leggi tutto qui]

Approfondimento

La missione di Gesù: accogliere e donare lo Spirito. Gesù, anche per Giovanni, è «colui che dona lo Spirito» (Gv 1,32-33; 3, 3-5.34; [4,23-24]; 6,63; 7,39; 14,26; 15,26; 16,13;  20,22). In modo particolare occorre collegare questo testo con la prima finale del vangelo di Giovanni: “detto questo spirò” (meglio tradotto con  ”rese lo Spirito” – 19,30). In questo modo diventa evidente la teologia giovannea della nuova (o piena) creazione attraverso la rivelazione messianica del figlio di Dio Gesù. Giovanni sottolinea piuttosto il significato  universale della vita e della morte di Gesù. Egli può donare lo Spirito a chiunque crede. Lo Spirito che Gesù ci dona è quello che è sceso su di lui e a cui egli si fece obbediente. [leggi tutto qui]

La Bibbia legge la Bibbia

Gen 26,19 I servi di Isacco scavarono poi nella valle e vi trovarono un pozzo di acqua viva.
Eso 17,6 Ecco, io starò davanti a te sulla roccia, sull’Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà». Mosè così fece sotto gli occhi degli anziani d’Israele.
1Re 19,6 Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia cotta su pietre roventi e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi tornò a coricarsi
Sal 1,3 Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua, che darà frutto a suo tempo e le sue foglie non cadranno mai; riusciranno tutte le sue opere. 
Is 41,18 Farò scaturire fiumi su brulle colline, fontane in mezzo alle valli; cambierò il deserto in un lago d’acqua, la terra arida in sorgenti. 
Is 55,1 O voi tutti assetati venite all’acqua, chi non ha denaro venga ugualmente;comprate e mangiate senza denaro e, senza spesa, vino e latte.
Ez 47,1 Mi condusse poi all’ingresso del tempio e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente, poiché la facciata del tempio era verso oriente. Quell’acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell’altare.
Mc 1,8 Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».
Gv 2,7 E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le giare»; e le riempirono fino all’orlo.
Gv 7,38 chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno».
Gv 19,34 ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua.
Ap 22,17 Lo Spirito e la sposa dicono: «Vieni!». E chi ascolta ripeta: «Vieni!». Chi ha sete venga; chi vuole attinga gratuitamente l’acqua della vita.

Esercizio spirituale

Lasciamo fuori dal nostro deserto (eremo) la dissipazione della vita quotidiana per poterla meglio illuminare dalla sapienza di Gesù luce, vita, nutrimento, risurrezione. Egli ci vuole donare il suo Spirito come acqua, forza, energia che zampilla dentro di noi…

  • Mi lascio attirare dalla parola sete. Cerco di elencare gli oggetti della mia sete; non mi preoccupo di scoprire che ai primi posti ci sono desideri di cose materiali o psicologiche: la salute, il successo, il superamento delle paure…metto in evidenza quelle che riguardano i desideri spirituali: la riconciliazione, la pace interiore, la collaborazione con Dio…
  • Proprio sottolineando questi desideri spirituali, osservo con la mente il pozzo e la sua acqua. Quali sono stati i miei pozzi? Quale parola del Vangelo mi ha guarito e dissetato  negli anni? Ringrazio Dio perché Lui è il pozzo della vita. lo ringrazio per la coltivazione che mi ha concesso. Trasformo i sorsi di acqua in preghiere di lode .
  • Al bordo del pozzo vedo il secchio. Attraverso di esso ho ricevuto l’acqua che disseta. Persone? Libri? Esperienze? Gruppi? La mia interiorità? Vado con il ricordo a descriverli: i gesti, i modi, le azioni, le conseguenze benefiche dentro di me.. Di ognuno ringrazio Dio perché Lui era in tutti essi.
  • Osservo poi con meraviglia la piccola sorgente che è scaturita in me. Por essendo terra arida e roccia, anche da me è nata una piccola fonte da cui molte persone ricevono l’acqua di Dio: segni di consolazione, parole di conversione, gesti riconciliazione, contatti di tenerezza.
  • Finalmente rivolgo il mio volto a Gesù il Cristo per adorarlo, per riconoscere che lui con la sua pasqua ha dato inizio a tutto questo. Gli assicuro che continuerò a dissetarmi alla sua fonte, quella posta al centro della città futura e aiuterò anche altri ad attingere ad essa.

Chiediamo

“Quando manifesterò in voi la mia santità,
vi raccoglierò da tutta la terra;
vi aspergerò con acqua pura
e sarete purificati da tutte le vostre sozzure
e io vi darò uno spirito nuovo”, dice il Signore. (Ez 36,23-26)

Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore. (Salmo 94)
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

La Trasfigurazione, meta del percorso iniziatico

metamorfosiDal Vangelo secondo Matteo 17,1-9
II domenica di Quaresima\A

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Continua a leggere La Trasfigurazione, meta del percorso iniziatico

La Quaresima di Gesù

Gesù.desertoVangelo di Matteo 4,1-11
Domenica I di Quaresima\ anno A

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Continua a leggere La Quaresima di Gesù

Quaresima di discernimento

Un buon sussidio per il cammino quaresimale: le catechesi di Papa Francesco sul discernimento

download: https://multimedia.opusdei.org/doc/pdf/catechesi-sul-discernimento20230112084608348849.pdf

Mt 5,38-48 Il sentiero della vita: la via della perfezione

nonviolenzaVangelo di Matteo  5,38-48
Domenica  VII Tempo Ordinario

«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.

Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Libera traduzione

Continuando la catechesi rivolta ai discepoli per renderli capaci di sostenere l’avvento del regno di Dio, Gesù presentò altre due programmi di liberazione interiore. La Legge antica organizzava i rapporti interpersonali sulla regola “Occhio per occhio e dente per dente”. Per essere costruttori della società desiderata da Dio occorre non opporsi al malvagio, essere disponibili ad accettare maltrattamenti, soprusi, deprivazioni; se questo avvantaggia la venuta della sovranità di Dio.
Di più. La Legge antica chiedeva di preoccuparsi solo del proprio prossimo, cioè gli appartenenti  alla propria tribù e famiglia; Gesù invece è consapevole che la trasformazione sociale avviene quando si è capaci di desiderare la salvezza e la trasformazione anche dei nostri nemici, amandoli e pregando per loro.

Dio infatti ha bisogno di collaboratori che riescono ad agire come lui, in modo gratuito. Non ha bisogno di persone che sanno solo difendere le proprie sicurezze. Il discepolo dovrà essere perfetto cioè incamminato verso la imitazione del padre celeste.

Messaggi per noi

  • Anche queste ultime due antitesi, come le altre che abbiamo meditato e che puoi leggere qui,  ci procurano istintivamente un senso e un desiderio di rifiuto. Esse, come le altre,  ci toccano in profondo. Toccano il nostro diritto personale a cui siamo giustamente molto sensibili. Incidono e mettono in discussione la nostra identità, il valore di noi stessi. Come se accogliendole svuotiamo il nostro io. Più in generale ci sembra che vadano contro  il senso di giustizia di cui Dio stesso dovrebbe essere il garante. Cosa sarebbe allora il giudizio finale? Mettono in discussione anche i nostri confini personali, la privacy,  che cerchiamo di difendere perchè possano entrare solo coloro che non ci destabilizzano.
  • D’altra parte conosciamo sufficientemente il Vangelo per sapere che  Gesù le ha vissute completamente. Proprio perchè le ha praticate come ascesi personale, che può chiederle ai “suoi” discepoli. Non c’è infatti collegamento tra le Antitesi e il brano delle Tentazioni che leggeremo la I di quaresima? E la II di quaresima con ci dice che si raggiunge la Trasfigurazione (la Pasqua) proprio superando queste tentazioni?
  • Allo stesso modo di Gesù anche altri grandi trasformatori della storia hanno vissuto questa trasformazione. Ci ricordiamo di Gandhi e di Buddha.
  • In verità è un meccanismo di difesa anche la distinzione tra aspetto personale e valore sociale del testo. la questione posta da Gesù, infatti, non è se la società debba avere meccanismi di difesa e di retribuzione verso il male. La questione è: io come voglio essere e cosa voglio rappresentare con la mia vita. All’interno dei sistemi sociali che hanno la loro logica, anche giusta, il credente desidera testimoniare con Gesù alcuni valori supremi, trasfigurativi, pasquali, paradisiaci. Divini.
  • Nel dettaglio, in queste ultime antitesi Gesù ci parla di tre cose.
    Innanzitutto ci chiede di non resistere al malvagio, al fastidioso, al bisognoso e del nemico. Le prime tre sono categorie di persone che intralciano il nostro cammino e la nostra quotidianità, nel momento in cui hai trovato la tua sistemazione, la tua routine, ecco che qualcuno vuole “prendere possesso di te”. Del tuo tempo, della tua libertà, dei tuoi soldi che hai faticosamente messo da parte. È lo scontro tra un equilibrio psico-sociale e la novità non prevista e desiderata.  La quotidianità è piena di questi piccoli o grandi avvenimenti.
  • Anche la psicologia ci parla di questa capacità da acquisire e che consiste nell’equilibrio tra chiusura e apertura, tra difesa e abbandono del proprio io. È la prospettiva del giusto adattamento. Gesù ha vissuto il superamento della regola  “Occhio per occhio e dente per dente”. Anche noi siamo chiamati ad incamminarci e crescere in questa “totale non difesa” ma sempre nella prospettiva della crescita dell’altro e di se stessi.
  • L’invito si fa più forte quando parla di superare la logica del nemico tribale: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano. Qui la questione non è solo personale ma sociale. Si tratta dell’amore-odio in quanto apparteniamo ad un gruppo, società, nazione, partito politico…
  • La seconda affermazione riguarda la motivazione per fare tutto questo: diventare perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste. Il Levitico (cf. prima lettura) chiedeva di essere santi cioè separati, diversi e “consistenti” (santità significa in ebraico anche il peso di una verità) ad immagine di Dio. Luca modificherà dicendo “siate misericordiosi” ritenendo che la misericordia e le opere di misericordia (spirituale  corporale) manifestano l’identità profonda di Dio.
  • Le tre prospettive vanno integrate ma soprattutto crescere nella consapevolezza che la logica di Dio è quella di un padre e che “egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni”. Appartiene quindi al ritmo della natura e all’ordine originale del mondo (il cosmos di cui parla la finale del primo capitolo di Genesi) che la giustizia appartiene al tempo e alla evoluzione stessa della storia. Sembra di capire che Gesù crede ad una giustizia immanente nella vita o, come noi oggi diciamo, il giudizio finale è un auto giudizio. Proprio per questo il padre è un Padre-Madre.
  • È proprio questa prospettiva spirituale immanente che non fa di Dio un Giudice (anche se giusto) che ci aiuta a comprendere anche come può avvenire la nostra trasformazione. Lo spirito di Gesù si manifesta in noi anche attraverso il nostro cammino di “abbandono alla Divina Provvidenza” cioè al ritmo profondo dell’esistenza e della storia. Questo abbandono non elimina magicamente lo scontro e la sofferenza, la resistenza e le mediazioni quotidiane. Ci chiede soprattutto di non opporci ma di continuare a vivere la nostra pace interiore.

Altri testi

  • Rm 12,2 Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.
  • Mt 19,21 Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi».
  • Mt 26,49 E subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò.
  • Lc 15,20 Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.
  • Mt 26,52 Allora Gesù gli disse: «Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada.
  • Mt 26, 14 Ma Gesù non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore
  • Gv 18,22 Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?».

Esercizio spirituale

Il sentiero della vita: le guarigioni da invocare
Continuiamo l’esercizio di trasformazione e guarigione iniziato nella meditazione precedente

La meditazione sulle sei indagini (le Antitesi) è un dono per la nostra felicità quotidiana, per il nostro progetto di vita e per il servizio missionario che desideriamo compiere.

  • Iniziamo con un lungo tempo di silenzio, esteriore e interiore, finalizzato a superare la paura che Gesù voglia metterci di nuovo in discussione. Aspettiamo finchè non sentiamo che il nostro io psichico si senta sicuro e desideri lasciarsi illuminare dalla parola di verità. Aspettiamo anche molti giorni!
  • Ripetiamo a lungo il versetto dell’alleluja: «Ti rendo lode, Padre,
    Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno». Domandoci: sono piccolo? Quale è il mistero che mi vuoi rivelare?
  • Al momento opportuno, giorno dopo giorno, lasciamo che l’emotività diventi riflessività: quale è la crescita che mi vuoi proporre?
  • Leggiamo di seguito e più volte in questi 15 giorni i sei discernimenti «avete inteso…ma io vi dico», finchè uno vi attivi senza spaventarvi.
  • Scelto uno (lasciandoci scegliere da uno o l’altro) iniziamo il cammino di illuminazione: quale è il valore che annuncia? Perché è salvezza per il mondo? Come lo Spirito mi ha concesso di viverlo e servirlo? Come posso servirlo ancora?
  • Appena avvertiamo resistenza, ripetiamo a lungo: ti benedico o Padre… oppure Beato chi cammina nella legge del Signore e il salmo 118.
  • Appena sento tornare la pace, continuo la mia discesa\ascesa di liberazione interiore…

Chiediamo

O Dio, che nel tuo Figlio
spogliato e umiliato sulla croce,
hai rivelato la forza dell’amore,
apri il nostro cuore al dono del tuo Spirito 
e spezza le catene della violenza e dell’odio, 
perché nella vittoria del bene sul male 
testimoniamo il tuo Vangelo di pace.
(Colletta)

Aiutami Signore a guarire dalla paura in generale e dalla paura dell’aldilà. Fa che sia l’amore per te e non la paura, la spinta a fare passi concreti, pratiche di servizio parrocchiale chi mi aiutino a sciogliere insieme a Te i nodi della coscienza che ancora mi tengono legata alla paura della morte. Mi abbandono nella preghiera e nella contemplazione alla forza del tuo Santo Spirito perchè mi liberi da tutto ciò. Ridonami vigore e volontà per vincere le resistenze che si frappongono alla realizzazione della Tua Santa Volontà di Bene in me, alla tua volontà di Salvezza anche per me che sono solo una povera peccatrice. Ti chiedo questo nel Tuo Santo Nome il nome di Gesù Cristo Nostro Signore. Amen

(Cinzia Mollica, 12 febbraio 2014)

Il cammino di piena umanità

antitesiVangelo secondo Matteo 5,17-37 letto nella VI domenica per annum\A

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!
Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».

Messaggi per noi

Le Domeniche per Annum 6\7 ci presentano quella parte del discorso della Montangna chiamata Antitesi. La “struttura letteraria” delle 6 antitesi è chiara. Si riprende una affermazione della Legge (comandamenti o tradizione), viene relativizzato il significato in modo autorevole (“ma io vi dico…”), ed infine viene proposto un compimento indirizzato ai discepoli.

1. Non è di poco conto la presa di posizione, la critica, di Gesù alla Legge. Non solo perchè essa veniva giustamente attribuita a Dio e considerata Rivelazione. Ma soprattutto perchè su di essa si fondava la identità, la speranza, di Israele. Anche la sua aspiritualità e pedagogia. Scrive il teologo (1 lettura, Sir 15,16-21) che “Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno; se hai fiducia in lui, anche tu vivrai”. Lo dice nella linea della grande tradizione: Deut. 29-30 e il lungo salmo 119 (“elogio della Legge divina”).

Andare contro la tradizione centrata sulla Legge, quindi, significa andare oltre e non affidarsi pedagogicamente solo ad essa per la crescita nella Fede cristiana, è una questione importante ancora oggi. Marco dedica a questo tema tutto l’intero capitolo 7 del suo Vangelo.

Questo è il punto: l’identità cristiana. Il Gesù di Matteo (come di Marco) non è contro l’antica Legge (“non passerà un trattino o uno iota”), ma non la ritiene sufficiente per fondare la vita della comunità e la missione evangelica.

In una stagione in cui soffriamo per la mancanza di evangelizzazione e siamo tentati dalla “religione civile”, sarà necessario riflettere su questo punto e domandarci quale senso abbia la questione della qualità di vita delle comunità.  Gesù non nega l’esistenza delle due vie. La “piccola via”, presente in tutte le religioni, che si esprime con i Comandamenti. Ma per la missione delle comunità è necessaria la “grande via” (o grande carro, nel linguaggio del Buddha).

Paolo ai Corinti è chiaro: “Fratelli, tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria.
Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria” (2 lettura).

Tornano quindi di attualità le riflessioni di D. Bonhoeffer (Sequela, Queriniana [München], Brescia  1971 [1937]) che parla di “grazia a caro prezzo”; di J.B. Metz (Al di là della religione borghese. Discorsi sul futuro del cristianesimo, Queriniana, Brescia  1981 [München 1980]) e di G. Lohfink (Per chi vale il discorso della montagna? Contributi per un’etica cristiana, Querianian, Brescia  1990).

2. Le “Antitesi” si possono organizzare in 3 gruppi: a) quelle riferite alle relazioni sociali: oltre il comandamento “non uccidere” (prima natitesi); oltre la giustizia di retribuzione nel male (quinta antitesi) e i rapporti tribali (sesta antitesi); b) quelle riferite alle relazioni di coppia: oltre il comandamento “non commettere adulterio” e contro ogni scandalo (seconda antitesi) ma anche contro il ripudio maschilista (terza antitesi); c) Contro l’uso sociale della religione e del giuramento (quarta antitesi).

Esse rappresentano per il discepolo una metà, un traguardo. Soprattutto un cammino (ascesi) di perfezionamento della esperienza umana. Una anticipazione della vita eterna, della vita dello Spirito di Dio in noi. Una “risurrezione”: “Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli…”.

Scrive Bonhoeffer (112-113): è possibile? questo comandamento va preso alla lettera? Ogni risposta è negativa: non c’è risposta; siamo afferrati dal comandamento di Gesù. Diventa quindi importante una riflessione comunitaria su come favorire questa nostra risposta di fede. Sulla guarigione che dobbiamo sviluppare.

E’ un cammino di guarigione. La storia dei cristiani è anche la storia dei cammini di guarigione spirituale. Oggi siamo chiamati a rivedere questi “cammini”.  Le vie della guarigione infatti non posso essere pensate a lato o contro la nostra esperienza umana.

Il Vangelo e gli spirituali contemporanei ci indicano alcune vie percorribili: invitare ad andare oltre la religione; a separarsi da essa. Aiutare ad avere un motivo adeguato per guarire che non sia solo la preoccupazione dell’aldilà. Sviluppare la capacità di consapevolezza nella verità; più che il principio di autorità veritativa. Fare pratiche (anche parrocchiali) che aiutino lo scioglimento umano (psicologico) dei nodi che ci avvolgono.

Ma sempre rimane il fondamento spirituale:  l’abbandono alla forza interiore dello Spirito.

Preghiamo

O Dio, che riveli la pienezza della legge
nella giustizia nuova fondata sull’amore,
fa’ che il popolo cristiano,
radunato per offrirti il sacrificio perfetto,
sia coerente con le esigenze del Vangelo,
e diventi per ogni uomo segno di riconciliazione e di pace.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Mt 5,13-16 Voi siete: il mistero della chiamata

Prepariamo la meditazione
del Vangelo secondo Matteo 5,13-16
Domenica V del Tempo Ordinario

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa.
Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli». Continua a leggere Mt 5,13-16 Voi siete: il mistero della chiamata

In cosa credeva Gesù

dal Vangelo secondo Matteo 5,1-12a
domenica IV per annum\A
Continua a leggere In cosa credeva Gesù

Inizia la nuova creazione

Dal Vangelo secondo Matteo 4,12-23.
III domenica per annum\A
Continua a leggere Inizia la nuova creazione

La missione di Gesù: accogliere e donare lo Spirito.

Dal Vangelo di Giovanni 1,29-34
Domenica TO II

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Continua a leggere La missione di Gesù: accogliere e donare lo Spirito.

Gesù sceglie la sua vita

Rupnik, Battesimo di Gesù
Rupnik, Battesimo di Gesù

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 3,13-17
Domenica del Battesimo del Signore \ TO 1

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.
Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento». Continua a leggere Gesù sceglie la sua vita

Un anno nuovo

anno-nuovo

© Paolo Curtaz in LaChiesa.it

Un neonato che, con gli occhi chiusi, cerca il seno acerbo della madre adolescente; un bambino che riceve la visita notturna dei pastori, loschi personaggi dediti al furto e alla menzogna, una grotta nella pianura della splendida Betlemme, adibita a rifugio contro il freddo; un giovane e promettente falegname, finalmente rasserenato dopo una notte tragica, che cerca cibo e legna per la propria giovane sposa.
Immagini di Natale, amici, l’inaudito di Dio, il vero volto dell’Altissimo che, per amore, mette da parte la sua divinità, la sua onnipotenza e diventa accessibile, incontrabile.
Natale è Dio che si racconta, Dio evidente.

Un nuovo anno
In questo clima ci prepariamo ad affrontare la solennità di san Capodanno martire.
Ops, pardon, di Santa Maria madre di Dio.
Un cambio d’anno, un evento banale, in fondo, e che pure la disperata speranza degli uomini ha riempito di una ritualità laica, fatta di fuochi d’artificio e di brindisi, con l’augurio che i giorni futuri ci preparino gioia e serenità.
Cristianamente, senza mandarvi di traverso il panettone, vi annuncio che, con molta probabilità, il 2010 sarà molto simile al 2009, anzi, un po’ peggio, pare.
Forse usciremo dalla crisi, ma spiega telo ai due milioni di persone che sono rimaste senza lavoro.
Mi piace, però, questo bisogno che abbiamo di sperare, di aspettarci sempre qualcosa di migliore. Per i cristiani il tempo è sacro, da quando Dio lo abita.
Il tempo, la storia, la mia storia, non è una serie di avvenimenti che si susseguono senza senso ma, al contrario, lo spazio che mi è dato per realizzare il progetto che Dio ha su di me, un ritaglio di infinito in cui diventare uomo. Certo, ci sono anni più belli, fatti di soddisfazioni lavorative, di gioie immense come la nascita di un figlio, ed altri più difficili in cui sperimentiamo il fallimento affettivo o il lutto di una persona cara. Entrambi sono abitati dalla tenerezza di Dio.
L’augurio migliore che vi posso fare per il nuovo anno è quello formulato dalla benedizione del libro dei Numeri che abbiamo letto: ai auguro che, nel corso dei prossimi mesi, Dio faccia splendere il suo volto su di voi.

Un Dio sorridente
Far splendere il volto, splendido semitismo che indica il sorriso di una persona, Quando sorridiamo il nostro volto si illumina. Questo vi auguro, cordialmente, amici lettori: qualunque cosa accada in questi mesi, che possiate cogliere il volto sorridente di Dio.
Dio sorride, ovvio.
Chi ama, anche nelle avversità, sorride.
Il volto di Dio sorridente ci viene svelato dal neonato Gesù.
Dio sorride, non è imbronciato, né impenetrabile, né scostante, né innervosito, macché. Dio sorride, sempre. Il problema, semmai, sono io. Nei momenti di fatica e di dolore non guardo verso Dio, sono travolto dall’emozione, non riconosco in Dio nessun sorriso.
Non aspettatevi che Dio vi risolva io problemi, né che vi appiani la vita o ve la semplifichi.
La vita è mistero e come tale va accolta e rispettata.
Ma se Dio vi sorride, sempre, significa che esiste un trucco che non vedo, una ragione che ignoro, e allora mi fido.
Qualunque succeda nella tua vita, quest’anno, che Dio ti sorrida, fratello, sorella.

Meditare
Per accorgersi del sorriso di Dio occorre imitare l’adolescente Maria.
Maria, che festeggiamo con il titolo di “Madre di Dio”, è turbata dai troppi eventi che hanno caratterizzato l’ultima settimana: il parto da sola, l’essere lontana dalla sua casa, la sistemazione più che provvisorio, la visita dei loschi pastori. Cosa fa? Serba tutte queste cose meditandole nel suo cuore. Meglio, Luca scrive che “prendeva i vari pezzi e cercava di ricomporli”.
Manca un centro nella nostra vita, siamo travolti dalla vita vissuta. Come il bucato ammucchiato nella bacinella, ci serve un filo a cui appendere tutte le cose ad asciugare. Questo centro unificatore che è la fede ci è prezioso. Perché non assumerci l’impegno in questo anno che inizia, di ripartire da Dio, di mettere l’ascolto della Parola e la meditazione al centro della nostra giornata?
Solo così ci accorgeremo che Dio ci sorride.

Pacificatori pacificati
Il primo gennaio, infine, da molti anni è dedicato alla preghiera per la pace.
Noi pacifisti siamo quasi disillusi da tutto ciò che accade: violenza, guerre, arroganza, un’economia che alimenta ingiustizia, l’uomo sembra non imparare dalla propria storia, dai propri errori, forse non cambierà mai.
La lezione che ci viene dalla fede è semplice: solo un cuore pacificato può diventare pacifista.
Il pacifismo cristiano non è una moda da cavalcare, un atteggiamento istintivo, ma la scelta consapevole di chi ha incontrato la pace profonda che solo l’amore di Dio può dare.
Sono pacifista perché Dio ha convertito la mia violenza e la mia rabbia e se, talora, l’uomo vecchio emerge nelle mie azioni e in me, so che Dio solo è all’origine dell’accoglienza e della tolleranza.
Per accorgermi di questo devo continuamente convertire il mio cuore: troppa gente usa Dio per giustificare le proprie scelte di violenza.

Buon anno
Buon anno, amici lettori. Dio fa nuove tutte le cose, vi vuole tra i suoi discepoli, vuole amarvi.
Lasciatevi raggiungere, ve ne prego.
Buon san Capodanno martire.

Le comunità tornino a far nascere Cristo

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Il rinnovamento dei significati  della celebrazione del Natale può avvenire solo nella rilettura profonda della dimensione ecclesiologica propria di tale festa. Se è stato perduto lo spessore cristologico della figura di Cristo che nasce introducendo (o cedendo ad) un’equivoca immagine di “Gesù bambino”, allo stesso modo ha subìto una riduzione “psicologica” anche la figura della Madre di Gesù. Sempre più Maria, da immagine del credente, è divenuta immagine della regina madre. Questa interpretazione “fisicista e politica” del ruolo di Maria nella storia della salvezza (anche se esaltata dal titolo teologico di Madre di Dio) mette in ombra l’interpretazione maggioritaria del Nuovo Testamento.

Maria è la prima dei discepoli e allo stesso tempo l’immagine della chiesa che ha come compito in ogni tempo quello di generare il figlio tra le doglie del parto della storia che avanza verso la sua rivelazione definitiva (Ap. 12).
Le doglie della Chiesa, già vissute simbolicamente nel tempo di avvento, giungono alla loro conclusione celebrativa con il Natale. Si “attende” per far sì che un frammento della prassi messianica si incarni ogni volta in un preciso territorio e in una precisa storia. Attraverso la potenza dello Spirito i rinati alla vita Pasquale diventano la comunità che trasforma la storia umana in storia di salvezza (“Generato prima dei secoli,cominciò ad esistere nel tempo, per reintegrare l’universo nel tuo disegno, o Padre,e ricondurre a te l’umanità dispersa”…Prefazio 2).
Lo stesso inserimento della festa della Santa famiglia in questo tempo natalizio può acquisire una collocazione più significativa. Occorre superare la tentazione di fare di questa celebrazione una “domenica a tema”, finalizzata a esplicitare la visione ecclesiale di una istituzione sociale troppo complessa da risolvere nella nostra cultura. La Santa Famiglia è il soggetto storico della formazione della coscienza di Gesù di Nazaret. Maria che educa il suo figlio a comprendere la volontà di Dio per farla diventare orizzonte della propria vita, è immagine della funzione educativa della chiesa.

Il ciclo natalizio si completa nella festa dell’Epifania. Da una parte essa annuncia il destino universale del messaggio messianico inaugurato da Cristo nella sinagoga di Nazaret (Lc 4,16ss). La comunità realizza continuamente la comunicazione di tale messaggio attraverso la sua azione profetica (LG 9.25). È consapevole che questa può avvenire attraverso un dialogo con le culture fatto anche di ascolto di quel frammento di rivelazione divina in esse presente. Soprattutto nel linguaggio religioso. È attraverso questo esercizio profetico che le feste natalizie possono collaborare (nella linea di GS 22) ad essere simbolo della festa senza fine che Dio vuole realizzare sul suo monte santo (Is. 2) e di cui Cristo, uomo perfetto, ne é immagine piena.
Dall’altra, la celebrazione dell’Epifania è consapevole che sta parlando della festa della croce. Le culture autentiche, infatti, come i Magi, sono in viaggio per incontrare colui al quale possono degnamente donare oro, incenso e mirra.

da: Per un Natale cristiano

Avvento\4: si comprende solo per amore

per amoreDal Vangelo secondo Matteo 1,18-24

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Continua a leggere Avvento\4: si comprende solo per amore

Avvento\3: come si fa a capire chi è colui che deve venire?

guernicaDal Vangelo secondo Matteo 11,2-11

In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta.

Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».

Parola del Signore

Libera traduzione attualizzante

Gesù sente aumentare l’indecisione e la opposizione verso il suo insegnamento. Anche Giovanni, che pure è in carcere per quanto aveva predicato, si sente insicuro. Le opere che vede compiere da Gesù non gli sembrano adeguate a far venire il regno di Dio. Gesù non ha ancora criticato apertamente i poteri di Gerusalemme ma ha iniziato la sua missione suscitando la conversione della gente al suo progetto di fraternità. Ai discepoli mandati dal Battista per esprimere le proprie perplessità, Gesù risponde proprio in questo modo. Egli sta realizzando quando i profeti avevano previsto: le guarigioni da malattie fisiche e psicologiche, le inclusioni sociali dei marginalizzati, la speranza donata ai poveri, le risurrezioni dei morti…Tutto questo manifesta che l’inizio è avvenuto. Forse Gesù si sentì ferito dalla incomprensione di Giovanni, ma alle folle parlò di lui, che era stato uno dei suoi maestri iniziali, con parole chiare. Egli è profeta, ha compreso bene la volontà di Dio, è giusto seguirlo e difenderlo. Ma la pienezza della rivelazione è nelle opere e parole di Gesù stesso.

Messaggi per noi

La liturgia della III domenica di avvento è centrata sulle opere messianiche. Isaia (35,1-6a.8a.10) le attende come segno della presenza di Dio.

Ma il profeta è chiaro: le opere di Dio vengono attraverso il sentiero della obbedienza alla Legge(i 10 comandamenti): “Ci sarà un sentiero e una strada e la chiameranno via santa.”

E’ questa strada che permette la venuta della speranza. Speranza che nella scrittura è simboleggiata anche con altre immagini: la terra promessa, il luogo paradisiaco e il banchetto finale del primo Isaia, il ritorno degli esiliati, il nuovo esodo…Ma progressivamente l’attesa si concentra sul mediatore, il servo di Jahvè, che pieno di Spirito realizza tutto questo.

Se il profeta attende, Gesù le realizza. Le opere di Cristo hanno inaugurato nel nord della Palestina, sul lago di Tiberiade, una situazione sociale nuova che permette agli ultimi e ai marginali di sperare di nuovo e sentire Dio come padre dei poveri. Lo aveva detto chiaramente nella predica di Nazaret: mi ha mandato ad annunciare i poveri…l’inizio dell’anno giubilare (Lc 4,16). Per questo aveva radunato un popolo nuovo inviato ad annunciare il regno, guarire e perdonare. In questo modo da un nuovo compito alla religione: sostenere la trasformazione della società. Per questo motivo (e non per le opere in se stesse) sarà ucciso.

Anche Giovanni aveva annunciato l’avvento del regno di Dio. Ora è in carcere proprio per questo annuncio e per aver chiesto che l’autorità civile compia il suo dovere di rappresentante della benevolenza divina. Le autorità religiose non lo difendono! Per loro il cuore della religione è il peccato, sono le regole. Pensano di rappresentare Dio perchè garantiscono religiosamente le regole sociali.

Ma è anche nel dubbio. “Sei tu colui che deve venire?”. Egli pensava il messia come autore di “altre opere”. O forse voleva provocare Gesù . Lo voleva spingere nella sua missione (andare a Gerusalemme…Lc 9,51-52). Voleva donargli il suo spirito e affidare a lui i suoi discepoli fedeli?

La comunità di Matteo sa quanto Gesù deve a Giovanni, il precursore. Ma vuole sottolineare la superiorità, il ruolo unico,  di Gesù! Lo Spirito che guida ogni cosa al bene e suscita in ogni tempo profeti e giusti, si è manifestato definitivamente nella missione di Gesù; è lo spirito di Gesù…

Il criterio per discernere, anche nel nostro tempo, quali azioni sono “messianiche” e su chi si posa lo Spirito (in ogni generazione) sarà ormai l’esperienza di fede di Gesù: “beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!”.

La comunità cristiana è invitata a scoprire e riconoscere continuamente gli inviati
dello Spirito. E’ un compito sempre molto grave e pesante ma soprattutto oggi. E oggi, la chiesa e le comunità parrocchiali chi indicano come continuatore della pratica messianica inaugurata da Gesù? In verità non riusciamo neppure a convocare i consigli pastorali per far discernimento su quanto accade!

Forse è questo il senso dell’invito di Giacomo: “Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina”.

Preghiamo

Sostieni, o Padre, con la forza del tuo amore
il nostro cammino incontro a colui che viene
e fa’ che, perseverando nella pazienza,
maturiamo in noi il frutto della fede
e accogliamo con rendimento di grazie
il vangelo della gioia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Avvento\2: in ogni tempo lo Spirito si posa sul suo inviato

+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 3,1-12)

In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!». Continua a leggere Avvento\2: in ogni tempo lo Spirito si posa sul suo inviato

I giorni di Noè e i nostri giorni

Matteo 24,37-44
Domenica I di Avvento\A
Continua a leggere I giorni di Noè e i nostri giorni

Attesa di speranza. Introduzione all’Avvento

Avvento di speranza

Meddi L.,  Avvento di speranza © Settimana 2008, 42, 1.16

Se vogliamo aiutare le comunità cristiane a celebrare autenticamente e in modo davvero missionario il periodo liturgico dell’avvento dobbiamo avere il coraggio di dire a noi stessi che non comprendiamo più cosa significa sperare.

Nella prima domenica dell’avvento entriamo nel tempo liturgico dell’attesa. Ma non sappiamo più che cosa veramente attendere! Non sarà facile cogliere questa occasione per una predicazione che apra veramente i cuori al ritorno glorioso di Cristo, che non risulti un “già sentito”, che non venga ascoltato con le categorie religiose definite una volta per sempre. Eppure la rinnovata liturgia che il Vaticano II ci ha donato ci offre numerosi strumenti per cogliere il centro della novità che Cristo ho portato in e per la storia: la comunità è chiamata a desiderare (attendere) che in ogni tempo giunga il compimento della invocazione “venga il tuo regno” (Mt. 6,10).

Certo sarà necessario un ascolto attento delle scritture e della tradizione della
Chiesa. Certo sarà necessario un confronto serrato con le altre sapienze che il mondo creato da Dio, attraverso le forme culturali, genera in ogni epoca. Ma è appunto questo il compito della omelia. È proprio questo il compito di una comunità fatta profezia dall’azione dello Spirito mediante i segni sacramentali.

 [leggi tutto il  testo]

Solo Gesù è il Signore!

Vangelo di Luca 23,35-43
Domenica XXXIV TO Cristo Re

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Libera traduzione attualizzante

Alla fine crocifissero Gesù. Ma la crocifissione divenne per tutti un momento di rivelazione della verità che guida il mondo: la donazione di sé. Di fronte a questa rivelazione ognuno reagì a suo modo: cercando di capire,  deridendo e banalizzando la cosa per difendere il proprio potere, insultando per reazione isterica e di paura. Solo un malfattore comprende in che senso Gesù è Re dei Giudei e si affidò a lui. Per questo Gesù potrà dirgli: in te si compie la mia missione, essere mediatore dell’amore perdonante e trasformante di Dio.

Messaggi per noi

Nella festa di Cristo Re, conclusione e consumazione dell’anno liturgico, la comunità cristiana manifesta la sua fede. Sa che le logiche del potere si sconfiggono quando qualcuno accetta di essere crocifisso. Questa è la logica salvifica, “l’oggi” di Dio. Ed è sempre un miracolo di Dio e del Suo Spirito. Difficilmente gli uomini di potere riescono ad assumere e difendere la causa di Gesù (entrare nel regno). La comunità invocando “venga il tuo regno” chiede anche per sè il dono della conversione. Il cammino dei discepoli non è separabile da quello del Maestro e si fonda sulla sua spiritualità (la convinzione che attraverso questo sacrificio di vita si compie la speranza e si manifesta  la potenza di Dio) che viene celebrata nell’eucaristia.

1. Regnare è donare se stessi per la causa del regno.

Gesù è nel momento finale della sua esperienza di fede. Ha investito tutto nella fiducia in Dio; ha dedicato tutta la ultima parte della sua vita a sperimentare, dare vita, predicare e difendere la causa del regno, la sovranità di Dio. Ha dato inizio ad un movimento religioso dedito alla realizzazione dell’anno giubilare. Ora è sulla croce, in conseguenza della sua predicazione. Egli è ora Re e ci invita a regnare con lui.

Non cerca di fuggire da questa situazione. Come già nell’orto del Getsemani, accetta questa situazione di annullamento. Per questo è venuto. Giovanni lo ricorda: «Ora l’anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora!» (Gv 12,27). A Pilato risponde: «Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce» (Gv 18,37). Ai discepoli aveva detto: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!» (Mc 2.17).  Un inno molto antico cantato nelle comunità  e riportato da Paolo riassume tutto questo dicendo: «spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini. Apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce» (fil 2,6-11).

Anche il discepolo è chiamato a sacrificare se stesso per la causa del Vangelo e del regno di Dio. Sacrificare è un verbo che fa paura. Non è il nostro dolore che Dio desidera. Come non desiderava il dolore di Gesù. Sacrificare è offrire in sacrificio, orientare tutta la nostra esistenza come servizio al suo progetto.

Lo usa Mosè per indicare il primo movimento di liberazione: ««Il Dio degli Ebrei si è presentato a noi. Ci sia dunque concesso di partire per un viaggio di tre giorni nel deserto e celebrare un sacrificio al Signore» (Es 5). Dice Paolo ai Romani che Dio ci esorta «ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale» (Rom 12,1-2) e spiega che questa si realizza eliminando in noi il modo di pensare del mondo e convertirsi al Vangelo. La stessa lettera agli Ebrei chiarisce che il sacrificio con cui Gesù ci salva è il suo cammino di conversione interiore: «quanto più il sangue di Cristo, che con uno Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte, per servire il Dio vivente?» (Eb 9,14).

I vangeli Sinottici ci dicono che Gesù ha definito il sacrificio di sé come un insieme di risposta alla volontà di Dio e di libera accettazione.  Marco è l’evangelista che insiste di più su questo momento della coscienza e spiritualità di Gesù: «E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell’uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare» (Mc 8,31). Doveva indica la coscienza del piano di salvezza messo in opera da Dio. Per dare speranza e rinnovare il mondo si deve essere coerenti e non fuggire.

Il sacrificio-donazione di sé ci riguarda in differenti situazioni di vita. Quelle spirituali si riferiscono al progressivo svuotamento del proprio egoismo con lo scopo di diventare sempre più capaci di essere mediatori di salvezza per altri, i più deboli e i marginalizzati dalla società. La donazione totale infatti, si scontra spesso con il desiderio-bisogno di affermare e difendere noi stessi. La difesa della giustizia e di noi stessi è cosa giusta. Ma se questo diritto ci porta ad impiegare la maggior parte delle nostre energie spirituali nella difesa di noi stessi, allora diventa un impedimento che svantaggia la causa di Dio. Siamo chiamati a difendere noi stessi quel tanto che basta per poter avere il tempo e la opportunità di sostenere il dolore degli altri. Il sacrificio di noi è per il vantaggio della causa di Dio.

Ci sono poi le situazioni fisiche. Le debolezze della vita, quelle previste come l’età e quelle impreviste come le malattie, ci rendono destinatari dell’amore di Dio e degli altri. Ma anche in queste situazioni siamo chiamati ad esercitare la nostra regalità a servizio degli altri. La nostra testimonianza regale sarà la serenità che manifestiamo. Questa guarigione spirituale ci porta a farci sostenere con amorevolezza, senza cadere nella tentazione di rifiutare gli eventi della vita e rendendo noi stessi persone piene di rabbia. Tuttavia si arriva a regnare nella sofferenza se ci prepariamo ad accoglierla come parte della nostra esistenza.

Nella  storia, in cui si ripete il dramma della esclusione e della violenza, campeggia il Crocifisso dichiarato da Dio e dalla comunità Signore Pantocrator (che possiede tutte le forze). Solo in lui abbiamo speranza. Solo a lui rendiamo gloria.

2. La regalità di Gesù

I significati di questo vangelo sono troppo legati ai tempi della fine dell’anno liturgico e della festa della regalità di Cristo per essere compresi fuori da queste prospettive. Celebriamo il compimento della vita di Gesù e anche il compimento della vocazione cristiana. Ambedue. Cristo e noi, siamo chiamati da Dio a regnare cioè servire il suo progetto; ambedue lo possiamo fare se accettiamo la prospettiva della donazione di sé fino alla morte, fisica o sociale. Il testo scelto dal Lezionario per “concludere” (portare a compimento, indicare la via del compimento escatologico) dell’anno liturgico, si può leggere a partire da  quattro contesti.

  • Biografico di Gesù:  si conclude il cammino di Gesù e si compie  la decisione di accettare le conseguenze della sua predicazione messianica (evangelica)
  • Teologico: la ricerca della comunità di Luca del senso della morte di Gesù, il suo valore per le comunità cristiane nella storia, la conclusione della storia di Gesù come inizio di una nuova storia:  il servo sofferente, la responsabilità della comunità verso tale “continuazione”.
  • Liturgico: la festa di Cristo Re. La consumazione della storia avviene attraverso l’anno liturgico che celebra (simboleggia, anticipa, sacramentalizza) la sua conclusione.
  • Del lettore: attuale incertezza economica e politica; ricerca di un segno di speranza; pluralità di offerte politiche e sociali e necessità di una criteriologia “messianica”.

Nella sua narrazione, Luca mantiene\corregge la tradizione che aveva ricevuto: evita di dare una immagine negativa del popolo che, in Lc non bestemmia e non partecipa al dileggio dei capi. Introduce due nuovi episodi: i soldati che si schierano con i capi e il dialogo con il “buon ladrone”, il malfattore convertito.

Il racconto già conosce l’esito della situazione . È quindi centrato non sulla emozione ma sui significati che esso può trasmetterci. È  costruito con una trama di sei personaggi che rappresentano tipologie di risposte o di presa di posizione nei confronti del “compimento della storia” (di come si costruisce la storia). Di fronte al crocifisso (evento, fatto, decisione politica e religiosa):

  • Il popolo guarda incerto, non sapendo se è segno di speranza o di delusione, e se la speranza in realtà non sia sempre una delusione
  • I capi (definiti unitariamente, anche se divisi in diverse fazioni) deridono Gesù perché non può salvare se stesso e quindi neppure  gli altri. Così vogliono convincere il popolo che il crocifisso non può essere il Messia a cui  rivolgersi per sperare. Sono ancora loro i migliori candidati.
  • I soldati che imitano i poteri sono gli strumenti  attraverso cui si realizza la volontà dei capi.
  • Un malfattore è segno di coloro che vogliono applicare sé il concetto di salvezza, ma in modo errato.
  • Un altro malfattore coglie l’invito alla conversione e si apre ad una qualche speranza.
  • Gesù con la sua risposta afferma che il tempo (l’oggi lucano della salvezza: cf.  nascita, la predicazione a Nazaret, la risposta della folla, la risposta a Erode la volpe, l’invito a Zaccheo, la risposta al ladrone sulla croce) si compie nella sua morte, nell’essere crocifisso;  decisione che permette di dare sempre nuovo inizio al mondo nuovo.

Esercizio spirituale

  • Con la mente vado a recuperare l’immagine di Gesù che meglio mi mette in sintonia con lui
  • Ripercorro tutti i segni della sua presenza nella mia vita
  • Soprattutto quelli che mi hanno dato forza e sostegno
  • Quelli che mi hanno fatto capire la direzione da prendere
  • Quelli che mi hanno fatto sentire perdonato, rincuorato, rinato
  • Lascio che tutto vada a confluire nel suo volto ancora cosciente
  • Lascio….

Chiediamo

Colletta

O Dio Padre,
che ci hai chiamati a regnare con te
nella giustizia e nell’amore
,
liberaci dal potere delle tenebre;
fa’ che camminiamo sulle orme del tuo Figlio,
e come lui doniamo la nostra vita
per amore dei fratelli,
certi di condividere la sua gloria in paradiso.

Prefazio

Tu con olio di esultanza
hai consacrato Sacerdote eterno
e Re dell’universo il tuo unico Figlio,
Gesù Cristo nostro Signore.
Egli, sacrificando se stesso
immacolata vittima di pace sull’altare della Croce,
operò il mistero dell’umana redenzione;
assoggettate al suo potere tutte le creature,
offrì alla tua maestà infinita
il regno eterno e universale:
regno di verità e di vita,
regno di santità e di grazia,
regno di giustizia, di amore e di pace…

Dio, il fondamento che guida la storia di ciascuno

casa.distruttaVangelo di Luca 21, 5-19
Domenica XXXIII

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

Libera traduzione attualizzante

Gesù ha fatto la sua scelta; è entrato a Gerusalemme come Re-Messia e purificando il tempio, segno della religione. Sapeva che questo lo avrebbe portato alla morte. Alcuni, forse gli stessi discepoli, sono affascinati dalla cultura e dalla potenza del tempio. Gesù li delude: di quella forma di religione non rimarrà pietra su pietra! Essa non permette il vero  incontro con Dio. Gli domandano quali segni farà capire l’inizio della catastrofe. Gesù non risponde direttamente. Dice che l’inizio della fine sarà quando verrà ucciso, quando proveranno a falsificare la sua missione. L’evangelista – che scrive quando questi fatti si sono già realizzati – aggiunge che il superamento della religione ebraica avverrà quando Roma assedierà Gerusalemme e porterà via il tesoro del Tempio. Ma soprattutto il segnale che dà è l’inizio della persecuzione e uccisione dei discepoli stessi. Gesù li rassicura che saranno aiutati e sostenuti dallo spirito di Dio, allo stesso modo come aveva sostenuto lui nella prova della crocifissione.

Messaggi per noi

Il Vangelo ci presenta un brano in cui Gesù – ormai ai Gerusalemme e in aperto conflitto con le autorità a motivo della sua predicazione – confida ai discepoli la sua convinzione che la religione antica sta terminando. I segni sono per lui evidenti. Sono segni politici: le diverse manifestazione del potere giudaico infatti stanno per cadere come stelle del cielo. E sono segni militari perché i romani stanno per assediare Gerusalemme stessa. Ma il segno supremo è quello di Giona.  Stanno per uccidere Gesù e perseguitare i suoi discepoli. Tutto questo è una immagine della vicenda del regno di Dio nella storia, ma anche della lotta del discepolo per essere fedele alla sua vocazione.

1. La colletta

  • La colletta ci parla di Dio dicendo che Lui è il nostro principio e fine. Io non so se questa verità, frutto della secolare esperienza dei credenti e  codificata dalle religioni, sia per me una definizione di ragione o un movimento del cuore. Certamente mi appare come  un fondamento su cui poggiare la mia esistenza. Infatti l’espressione si riferisce alla esperienza del fondamento della mia esistenza. Fondamento indica ciò che mi ha trasmesso per primo l’elemento base della mia stessa esistenza e ha permesso la individualità della mia esperienza di vita. Significa anche orizzonte dove questa mia esistenza torna ad unirsi portando tutta la storia biografica della mia vita.
  • Della colletta voglio sottolineare anche il tema della speranza del regno. La conversione a cui ci ha chiamato Gesù è da lui riassunto nella espressione “venga il tuo regno”. Il regno è offerto, annunciato, proclamato, testimoniato, difeso, sofferto, da Gesù. Il regno si accoglie, ci si converte, si pratica, ci si ispira, si desidera, si lotta per averlo, da parte nostra. Ma la speranza nel regno si può perdere.
  • La nostra vita di risposta alla chiamata per essere discepoli e collaboratori (cioè la conversione) del regno è infatti insidiata. Noi attraversiamo la vita nelle vicende liete e tristi.  Quelle liete rafforzano la preghiera: venga  il tuo regno! Esse ci fanno vedere che la promessa di Gesù è possibile. Sono i segni del regno che ancora oggi si manifestano: avevo fame, avevo sete…e voi mi avete dato risposta. Sono i cammini di beatitudine che realizzano povertà. Mitezza, fame e sete di giustizia, contemplazione di Dio, resistenza all’ingiustizia, costruzione di pace… questi segni e cammini sono frutto dello Spirito di Dio, lo stesso che ha condotto Gesù nel suo cammino. Sono frutto dell’abbandono alla Parola di Gesù.
  • Ma ci sono anche le vicende tristi, i segni della distruzione. Sono dentro di noi: sconfitte spirituali, incapacità di amare, di perdonare, di rinascere continuamente alla capacità di collaborare al regno e non di porre ostacoli. Sono le imperfezioni della nostra esistenza segno delle resistenze o delle vergogne spirituali. Queste vanno sciolte attraverso l’invocazione dello Spirito e una maggiore e progressiva conoscenza di noi stessi.
  • Ma sono anche fuori di noi. La crisi finanziaria ed economia ha portato allo scoperto il peccato del mondo: il desiderio di potere di alcuni che sfrutta il resto dell’umanità. È sempre presente, ma nel periodo di maggiore sicurezza economica, non ne avevamo percezione e non ne sentivamo troppo il peso. Ma oggi diventa insopportabile vedere la sofferenza che genera anche in noi che abitiamo i paesi economicamente sviluppati.
  • È una situazione che svela il nostro egoismo, ma anche la nostra impotenza. Sembra che non ci siano forze sociali che realizzino la cultura alternativa della solidarietà. A volte mi sento impotente a sentirmi chiamato alla trasformazione di questo mondo fatto di violenza economica e sopraffazione.
  • La colletta, allora, ci fa chiedere di tenere fissa la speranza nella stessa fede e speranza di Gesù: la possibilità del regno di Dio è sempre presente e vicino a noi. Ma non senza la nostra crocifissione.

2. Gesù e il Tempio. La religiosità via e ostacolo nel discepolato.

  • Alcuni sono entusiasti del tempio, segno della potenza della religione di Mosè. Chi è che fa la domanda? Rispetto agli altri evangelisti Lc elimina il riferimento ai discepoli (cf. i testi paralleli di Mc 13,1 e 13,3) lasciando nell’incertezza chi sia a fare le domande e rendere quindi universale e pubblica una riflessione che era nata “in disparte”.
  • Gli interlocutori di Gesù sentono un orgoglio verso il tempio. Di cosa è simbolo un tempio? Sicurezza, protezione divina, legittimità del potere, luogo di spiritualità, identità nazionale…
  • A queste cose Gesù sembra contrapporre una chiara presa di distanza e un giudizio molto negativo (cf. la purificazione fatta nel tempio). Il modo di organizzare il tempio fatta dalle autorità del suo tempo impediva al tempio di essere luogo di speranza nella venuta del Regno, di formazione dei discepoli. Lo “sente” come segno della opposizione radicale del mondo alla speranza dei popoli. È quasi simile all’idea di “oppio dei popoli”.
  • Ma non è contro il ruolo religioso del tempio. Egli conosce la profezia: nella pienezza del tempo il luogo del raduno del popolo di Dio è il banchetto escatologico (Is 2) e per questa prospettiva Gesù ha impiegato la sua vita.
  • Egli ricostruirà un nuovo tempio dopo tre giorni (Gv 2,20ss). Egli si sostituisce al tempio. Ogni tempio sarà autentico e può essere luogo della vera esperienza religiosa se viene realizzato ad immagine del corpo (risorto) di Gesù.
  • La comunità primitiva terrà in equilibrio questo insegnamento di Gesù e la necessità di una appartenenza religiosa, ma progressivamente perse il primitivo ardore e anche lei sostituì il discepolato con l’insieme di pratiche religiose.

[per una comprensione più ampia del testo cf. Il compimento della storia]

Esercizio spirituale

  • Mi fermo a contemplare Dio come mia origine e a guardare la mia fine nella sua infinità e soprattutto intimità.
  • Provo ad immaginare la mia unione con Lui: abbraccio, presa per mano, contatto delle dita, distanza reverenziale, abbassamento del volto alla sua presenza, occhi fissi e sorridenti verso di lui….
  • Lascio che il mondo interiore mi faccia sentire se ne sono contento, oppure, spiritualmente disturbato.
  • Lascio che emergano anche le energie che questa considerazione suscita.
  • Infine mi decido a chiedere che la  mia soggettività, tutta, sia radicata in questa origine e questa conclusione.

Chiediamo

O Dio, principio e fine di tutte le cose,
che raduni tutta l’umanità
nel tempio vivo del tuo Figlio,
fa’ che, attraverso le vicende,
liete e tristi,
di questo mondo,
teniamo fissa la speranza del tuo regno,
certi che nella nostra pazienza
possederemo la vita.

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Lasciamo agire in noi il principio della risurrezione

creazione.michelangelo

Vangelo di Luca 20,27-38
Domenica 6 novembre\ XXXII TO

In quel tempo si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Continua a leggere Lasciamo agire in noi il principio della risurrezione

Se i ricchi cominciano a convertirsi…

zaccheo

Vangelo di Luca 19,1-10
Domenica 30 ottobre

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Continua a leggere Se i ricchi cominciano a convertirsi…

Quale spiritualità ci trasforma e abilita alla vita messianica?

superbia

Vangelo di Luca 18,9-14
Domenica 23 ottobre / XXX TO

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: Continua a leggere Quale spiritualità ci trasforma e abilita alla vita messianica?

Importunare Dio, rafforzare il nostro io

albero-radici

Vangelo di Luca 18,1-8
Domenica 16 ottobre \ XXIX TO

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: Continua a leggere Importunare Dio, rafforzare il nostro io

L’incontro con Gesù guarisce, salva, ci trasforma

guarigione.lebbroso

Luca 17,11-19
Domenica 9 ottobre \ XXVIII TO

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Continua a leggere L’incontro con Gesù guarisce, salva, ci trasforma

Coltivare la nostra fede

eucaristia

Vangelo di Luca 17,5-10
Domenica 2 ottobre \ XXVII TO

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Continua a leggere Coltivare la nostra fede

«Basta idolatrare il dio denaro»

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Vangelo secondo Luca 16,19-31
Domenica 25 settembre \ XXVI TO

In quel tempo, Gesù disse ai farisei:

«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Continua a leggere «Basta idolatrare il dio denaro»

Tornare all’ardore primitivo

catena spezzataVangelo di Luca 16,1-13
Domenica 18 settembre \ XXV TO

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. Continua a leggere Tornare all’ardore primitivo

La misericordia strumento di salvezza

sguardo.gesùVangelo di Luca 15,1-31
Domenica 11 settembre, XXIV TO\C

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Continua a leggere La misericordia strumento di salvezza

La autenticità del discepolo

cuore.indiviso

Vangelo di Luca 14,25-33
Domenica 4 settembre \ XXIII TO

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo Continua a leggere La autenticità del discepolo

La autenticità di Gesù

sedia vuota

Luca 14,1.7-14
Domenica 28 agosto, XXII TO

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Allenarsi per diventare collaboratore di Gesù

allenarsi

Luca 13,22-30
Domenica 21 agosto\ TO XX Continua a leggere Allenarsi per diventare collaboratore di Gesù

La fatica della conversione

fuoco.luce

Luca 12,49-53
Domenica XX Tempo Ordinario Continua a leggere La fatica della conversione

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cassaforte

Vangelo di Luca 12,32-48
Domenica XIX per annum
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Felice la persona che impara la condivisione

condivisione

Vangelo di Luca 12,13-21
Domenica  31 luglio XVIII TO
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L’energia missionaria della preghiera

preghiera

Dal Vangelo di Luca 11,1-13
Domenica 24 luglio\ TO XVII
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Capire Gesù per servirlo

martaemaria

Dal Vangelo di Luca 10,38-42
Domenica XVI TO  C Continua a leggere Capire Gesù per servirlo

La compassione, manifesto della “cultura” cristiana


compassione2Dal Vangelo di Luca 10,25-37
Domenica  XV TO Continua a leggere La compassione, manifesto della “cultura” cristiana

Educare l’interiorità per seguire Gesù

gabbiano

Dal Vangelo secondo Luca 9,51-62
Domenica  XIII TO C
  Continua a leggere Educare l’interiorità per seguire Gesù

Diventare eucaristia

inaugurazione 080

Vangelo di Luca 9,11-17
Domenica del Corpus Domini
Continua a leggere Diventare eucaristia